Non mi sono mai soffermata troppo spesso a chiedermi perché scrivo. Di solito lo faccio e basta, quasi senza pensarci, come un azione inconscia di cui non posso farne a meno.
Ho in mente un’idea e devo per forza metterla per iscritto, poi non importa se porterò a termine l’intero progetto oppure no. In quel momento sento il bisogno, la necessità, di scrivere ciò che ho nella testa.
E come è nata questa mia passione?
Se dovessi tornare indietro, ripensando a quando ho iniziato a scrivere la mia prima storia, posso dire che all’epoca (e questo non è cambiato molto) ero una lettrice accanita.
Chi ama leggere può capirmi. È come vivere mille vite tutte insieme, innamorarsi cento volte e affrontare tante avventure diverse.
Si evade dalla nostra realtà per entrare dentro ad altre decine e decine diverse. Perché non sono mai riuscita a vedere libri come qualcosa di estraneo alla realtà, non del tutto almeno.
Ho sempre letto immedesimandomi con la storia stessa, quasi ne facessi parte. A tal punto da volere di più.
Non mi bastava più leggere ciò che aveva creato un’altra persona, con la sua fantasia e la sua creatività.
Ad un certo punto ho iniziato a pensare di voler essere io ad avere il controllo. La fantasia non mi è mai mancata e più leggevo più questa veniva alimentata, fino a quando non è esplosa.
Da quel momento è stato praticamente impossibile fermarla. Nella testa avevo troppe cose che volevano uscire fuori e ho trovato nella scrittura il giusto modo per farlo.
È una passione, un hobby, prima di tutto, anche se con il tempo ha iniziato a prendersi sempre più spazio fino a diventare qualcosa di molto più importante. Indispensabile, appunto.
Per me la passione per la scrittura è nata così. Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata molto ma spero comunque di essere sempre rimasta coerente con me stessa in tutte le mie scelte.
Chiara